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ASSOCIAZIONE FESTIVAL ITALIANI DI CINEMA

Cinema / Critica / Web / Carta stampata (Convegno AFIC 2013)

Cinema / Critica / Web / Carta stampata

A QUESTO LINK è possibile scaricare gli atti completi, a cura di Giovanni Spagnoletti, del convegno-tavola rotonda tenutosi a dicembre 2013.

Interventi di: Roy Menarini, Giovanni Spagnoletti, Francesco Bruni (100autori), Luca Mosso, Piero Spila, Gabriele Niola, Maurizio De Bonis, Ilaria Ravarino, Alessandro De Simone, Boris Sollazzo, Laura Delli Colli, Claudia Catalli, Daniela Persico (FILMIDEE.IT), Cristiana Paternò, Francesco Bruni, Fabio Ferzetti, Mario Sesti, Enrico Magrelli, Antonello Sarno, Fabio Falsone, Emanuele Rauco, Bruno Torri e Maurizio Sciarra.

Interventi esterni di: Stefano Amadio, Marianna Cappi, Federico Girone, Giona Nazzaro, Franco Montini e Anna Maria Pasetti.

Iniziativa realizzata con il contributo e il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Direzione Generale per il Cinema.

A seguire pubblichiamo l'intervento introduttivo di Roy Menarini.

 

IL MEZZO PUÒ NON ESSERE IL MESSAGGIO

Sulla sofferta questione della critica web

di Roy Menarini

La sensazione è che la portata dei mutamenti indotti dal web, e dalle nuove tecnologie in generale, sia sottostimata. È necessario, infatti, eludere la dialettica tra entusiasti della rivoluzione informatica e tradizionalisti della carta (e della pellicola). Vi sono molte questioni in gioco, e molte di esse cadono in un terreno improprio, ignorato da entrambe le fazioni. Tra queste, vanno citati i problemi sociali (lavorativi, per esempio), culturali, estetici, persino percettivi.

Per i detrattori del web, Internet non è un luogo ma un mezzo. Questo atteggiamento porta a pensare che chi scrive sul web porti con sé delle caratteristiche precise, ovvero che sia giovane, poco preparato, sentenzioso, superficiale e sbrigativo. Persino chi scrive sul web – ci è capitato di ascoltare a solenni convegni – spara sulla critica online. Come a dire: “Io mi ci trovo per caso. Scrivo su carta, e il web è solo un’estensione del mio lavoro”. Il problema riguarda appunto il luogo di osservazione. Se il web è un luogo, diventa tutto più proporzionato. Anche sull’autobus incontriamo persone sgradevoli ma non per questo ci mettiamo a filosofare sulla liceità dei mezzi pubblici. Se io sul web incontro David Bordwell, Katherine Thompson, J. Hoberman, Jonathan Rosenbaum, Peter Bogdanovich, Serge Toubiana, Adrian Martin, Alberto Pezzotta, Adriano Aprà, Valerio Caprara (solo per citare un gruppo di maestri della critica moderna e contemporanea che hanno appassionanti spazi online), mi riesce difficile pensare che Internet sia il male.

Ovviamente, esiste anche l’altra faccia della medaglia, centinaia di critici impreparati e sciocchi con siti e blog di scarsa levatura. La differenza è che prima non emergevano o rimanevano confinati nel diario di casa o nella fanzine del circolo, ora migrano anche su siti molto letti.

Questa, però, se definiamo il web come spazio e non come mezzo, ha tutta l’aria di essere un’età dell’abbondanza. Di riviste e siti ricchi, autorevoli e ben scritti ne esistono numericamente di più che non il numero di riviste specializzate cartacee di qualche tempo fa. La critica cinefila, in particolare, ha trovato quegli spazi che l’editoria gli negava. Quando ci si lamentava perché i vecchi critici dei quotidiani erano inamovibili, o quando si sparava contro mensili patinati che sostituivano la critica con la pubblicità, non si era infelici e insofferenti? Quale età dell’oro sarebbe stata travolta dai barbari della critica online?

Lo scenario pre-web, diciamo di fine anni Novanta, era il seguente: grandi quotidiani senza ricambio generazionale, riviste specialistiche sempre meno lette, avventure editoriali in edicola fallite nel giro di poche settimane, apparente tramonto della cinefilia in nome della passione fanzinara per la “serie B”, e riviste accademiche in grande difficoltà. Oggi abbiamo molte più riviste di critica accademica (alcune online), molti più spazi per giovani e vecchi critici sul web, molte più testate da leggere e contenuti in abbondanza. Con l’altra faccia della medaglia che parla di enormi spazi erosi da quella sorta di “Tripadvisor” della critica che è l’opinione personale e fanatica, forse enfatizzata dal web – ma solo per chi non sa cercare o si accontenta dei primi dieci risultati di Google.

Semmai a dare problema sono gli strumenti della critica. Quelli, almeno per quel che riguarda la critica che si esprime attraverso la forma-recensione, rimangono molto simili al passato. Appare curioso che la critica online esprima le forme più conservatrici. La dimensione della recensione, le categorie estetiche messe in campo, le operazioni interpretative prescelte appaiono assai tradizionali, al contrario di quanto ci si aspetterebbe da soggetti editoriali “consustanziali” alle nuove tecnologie. È un dato di fatto che – oltre alla scarsa preparazione di alcuni critici, spesso precari e precarissimi– riviste e portali online conducano spesso una prassi di valutazione, merito e lettura delle prime visioni davvero conformiste. Non esistono categorie critiche “tipiche” del web (a parte il video-essay ma è ancora una nicchia molto accademica), ma questo andrebbe a confermare che Internet è uno spazio e non un mezzo.

Appare paradossalmente più viva proprio la scena della cosiddetta fan critic, erede indiretta della cinefilia anni Sessanta, per lo più oggi orientata alla serialità televisiva, dove – con forme rozze, spesso euforiche, talvolta eccessive – si commentano, si riassumono e si interpretano migliaia di prodotti audiovisivi narrativi, senza preoccupazione di lavorare all’interno di un genere codificato qual è la critica cinematografica. Vi sono testate in cui si recensisce ogni singolo episodio di quasi ogni singola serie tv in onda in America e Italia, per non parlare di film, clip, videogame, etc. Perché – almeno per chi scrive – la fan critic diviene interessante? Perché appare l’unica, almeno al momento, ad avere una vera e propria comunità di lettori di riferimento, una platea anche molto ampia, ed esigente, e stimolante. Persino un linguaggio comune. E la cinefilia oggi si chiama “seriefilia”. D’accordo, la scrittura è quella che è (ma sarà poi vero? E nella critica tradizionale, i recensori sono tutti umanisti raffinati?), e le categorie sono estremamente soggettive, tuttavia questa forma di critica mette spalle al muro la recensione filmica tradizionale, che un pubblico nuovo – al momento – non ce l’ha .

Per chi scrive la critica online? Forse è questa la vera domanda da porsi.

 

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