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ASSOCIAZIONE FESTIVAL ITALIANI DI CINEMA

Intervista a Francesco Paolo Cappellotto | Trieste Science+Fiction, Trieste Film Festival e ShorTS International Film Festival

A colloquio con

Francesco Paolo Cappellotto

Grafico per il Trieste Science+Fiction, Trieste Film Festival e ShorTS International Film Festival

1. Trieste Science+Fiction, ShorTS ma anche Trieste Film Festival: Francesco, come ti senti a lavorare come grafico per i principali eventi cinematografici di Trieste?

Un onore ma anche un onere. Colgo sempre ogni edizione con una sfida, contando soprattutto che i tre festival hanno un pubblico radicalmente differente uno dall’altro. Così come è differente l’approccio da loro scelto in materia di immagine. Il Science si veste con un’immagine originale creata da un fumettista italiano sotto la mia supervisione; Trieste Film Festival esplora invece le altre arti, cercando lo scatto perfetto che verrà poi ottimizzato per il cartellone; con ShorTS, invece, mi viene data carta bianca. Tre modi differenti di lavorare per un unico fine: fare breccia nel cuore del pubblico.

2. Partiamo dall’inizio: da cosa nasce la tua passione per la grafica e quali sono i Maestri e i riferimenti che ti hanno accompagnato nel tuo percorso?

La passione per la grafica (soprattutto editoriale) nasce da un fatto alquanto buffo. Negli anni ’90, quando il mercato del fumetto cominciava timidamente a importare titoli giapponesi, era solito dividere un volume originale in due uscite. Per ristabilire l’ordine io staccavo foglio per foglio per poi ricomporre con ago e filo il tanto ricercato tomo alla giapponese e con Paint creavo il dorso adeguato per il volumone che ne usciva fuori. E questo è stato il mio “first impact” col mondo della grafica. Dopodiché non ho perseguito la volontà di diventare un grafico… è capitato naturalmente al termine di un percorso di crescita proprio all’interno di un festival! Maestri? Per quanto riguarda la forma mentis il mio unico maestro sul campo è Marco Stulle, ex grafico del Science, prematuramente scomparso. Per quanto riguarda invece l’ispirazione… nessun grande nome: trovo ispirazione anche da un “Mister Nobody” qualunque, sono le opere che parlano.

3. Quando e come hai cominciato a collaborare con il tuo primo festival? Era già un tuo desiderio o è capitato, come spesso accade, per caso?

Assolutamente per caso. Ho svolto il mio stage di laurea nella sede de La Cappella Underground, ente cinematografico Triestino dove sostanzialmente catalogavo le prime acquisizione dell’archivio in DVD. Penso di aver fatto colpo in quanto finita l’esperienza mi hanno richiamato due mesi dopo per dare una mano alla sesta edizione del Trieste Science+Fiction Festival. Ora stiamo preparando la 17esima e io sono ancora il grafico “resident” de La Cappella.

4. Raccontaci di cosa ti occupi e in cosa si traduce il tuo lavoro prima, durante e dopo un festival.

Al riguardo potrei scrivere una tesi di laurea (lo stesso vale per tutti gli altri ambiti del festival ricoperti dai miei colleghi); sostanzialmente, però, si parte sempre dal tentativo di cercare o creare l’immagine che vogliamo funga da copertina dell’edizione, creando un imbuto fra il tema, i colori, gli spazi espositivi delle sale, il target e altri fattori. Una volta trovata si procede con la declinazione per i vari supporti – poster promozionali, allestimenti, gadget… – e la creazione della griglia grafica per gli stampati come flyer, programma di sala e catalogo. Senza dimenticare tutti i canali digitali, trailer, website, social… Durante il festival provo a vedere almeno un film al giorno ma le cose da creare quotidianamente sono sempre dietro l’angolo come cartelli per le code, immagini per facebook o per gli addetti stampa che finisco col vedere solo 10 minuti. In tutto. Anche se per me vedere il pubblico farsi selfie davanti a uno dei cartelloni o andare in giro per la città con le borse brandizzate vale come mille film. Dopo? Il dopo festival equivale al prima dell’edizione successiva!

5. Come ti approcci al temuto “foglio bianco” nella fase in cui devi creare da zero l’immagine che caratterizzerà un evento per i mesi a venire?

Non lo guardo. Faccio la spugna. Nel senso che mi guardo attorno, assorbo quanto più possibile da quello che mi circonda. Poi lo dimentico. Rifaccio questo processo più volte e alla fine quello che non riesco a dimenticare è (forse) l’idea vincente. Solo con quella ben in testa affronto finalmente il foglio.

6. Domanda scomoda: l’immagine creata per un festival a cui sei più affezionato.

Non voglio fare il falso moralista ma credimi quando dico che dopo aver visto la stessa immagine ogni giorno in qualsiasi salsa possibile e immaginabile arrivo già al secondo giorno di festival che le odio tutte. Però, a microfoni spenti, non posso dimenticare le gambe di Marylin Monroe…

7. Che consiglio daresti a un ragazzo che vorrebbe lavorare nel reparto grafico di un festival?

Che venga a Trieste che gli do io un bel po’ da fare! Scherzi a parte, che si prepari ad affrontare tour de force notturni per rispettare le scadenze in un periodo dove queste sono, se va bene, una al giorno. E che quindi saluti la famiglia per almeno tre mesi. Ma che sia pronto a trovarne un’altra: la famiglia del festival.

intervista a cura di Francesco Bonerba


Francesco Paolo Cappellotto Classe ’83. Nato a Treviso e adottato da Trieste per conseguire la laurea prima in Scienze della Comunicazione e poi magna cum laude in Pubblicità e comunicazione d’impresa. Formatosi nello storico cineclub La Cappella Underground, segue ora la grafica dei maggiori festival cinematografici triestini, teatri, eventi e case editrici, fino ad arrivare a firmare il lancio della stagione teatrale 2016-17 del teatro Il Rossetti. Ama il fumetto e le serie TV. E anche il cinema, di necessità virtù.

 

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